Stefano Fake is a new media artist and director born in Italy in 1971.
Currently he lives and works in Florence and Milan.
Within his studio – THE FAKE FACTORY – he has designed, directed
and created some of the most significative immersive multimedia art experiences
exhibited in prestigious museums and art galleries worldwide.
VAN GOGH E I MALEDETTI (VAN GOGH AND THE CURSED ARTISTS)
design/direction: STEFANO FAKE & THE FAKE FACTORY
production and distribution: C&T Crossmedia Firenze
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L’arte immersiva di Stefano Fake.
Artista italiano tra i più noti e celebrati degli ultimi anni, nel corso degli anni Stefano Fake ha fatto ricorso tanto a molteplici espressivi, prevalentemente digitali, fondando il suo personalissimo universo artistico su un complesso intreccio di riferimenti colti e popolari che spaziano dalla storia dell’arte al cinema, dalla musica alla letteratura.
Fake interviene sulla configurazione dello spazio con la creazione di un percorso immersivo ed emozionale che porta il pubblico ad entrare progressivamente alla scena.
Compie un’operazione di condensazione tra passato e presente e si colloca all’interno della dialettica tra estetica classica e iconicità contemporanea.
Le sue messe in scena del’arte dei grandi classici all’interno di ambienti immersivi e percorsi esperenziali ha portato a livello estremo il lavoro di riscrittura dei Classici iniziato da Peter Greenaway (9 paintings revisited). Quindi non si tratta di assistere ad un documentario multischermo, o ad una banale operazine di edutainment, ma una vera e propria opera d’arte mix-mediale che condensa tutti i saperi delle discipline classiche e li fonda attraverso gli spunti più innovativi delle arti digitali e anche delle arti relazionali. Quello che Fake cerca è soprattutto la creazione di un ambiente e un percorso espositivo funzionale alla ricerca di una relazione sia estetica che emozionale con il visitatore, senza il quale, a detta stessa dell’autore, l’arte non esiste.
“In fondo non faccio altro che creare ambienti immersivi che provano a proporsi come dialogo con il pubblico, portarlo a farsi delle domande più che a dare risposte, e a concepire l’arte del passato che ci è stata tramanadata, come materia viva, attuale, contemporanea. Per nulla da considerarsi come materia morta, non mutevole, da conoscere come reliquia del passato, come vorrebbero alcuni storici dell’arte.”(Stefano Fake, 2018)
“I classici appartengono a tutti e abbiamo diritto (anzi direi che per noi media artist è un dovere) di rivisitarli, reinterpretarli, suggerire domande su quello che resta del passato e che cosa è capace di suscitare ancora in noi. Al di fuori delle letture consolidate dei musei tradizionali, che sono certo necessarie ma non sufficienti.” (Stefano Fake, 2018)

An immersive art experience is a form of art which uses multimedia languages and multisensory tools to immerse the viewer inside the artwork, with a development in space and time determined by an audio-visual storytelling.
Its main feature is the experimental use of cutting-edge technology as an artistic tool with the purpose of creating transformative spatial experience.
The creation of an immersive art experience is an interdisciplinary process.
We need to mix together other disciplines such as cinema, fine art, sculpture, graphic design, architecture, sound design, music, light art, literature.
The tools in the hands of the digital artist are:
the space, the light, the visual dramaturgy, the soundtrack, the audience.
Each of these elements is fundamental and must have the same balance in the creation process.
To be an artist is not a matter of making videos or multimedia artworks at all.
What we are really dealing with is the visitors state of consciousness
and the shape of their perceptions. (Stefano Fake)